Descrizione
La villa di Padria, il cui territorio restituisce testimonianze di una intensa e antichissima antropizzazione, entrò nel patrimonio della famiglia de Ferrera a seguito della conquista aragonese nel 1436 e rimase nei loro possessi fino alla metà del XVI secolo, quando fu annessa alla baronia del Bonvehì. Entro il 1520 si concludono i lavori di realizzazione della chiesa parrocchiale intitolata a Santa Giulia, realizzati dietro committenza di Bernardino de Ferrera, barone di Bonvehì, e del vescovo di Bosa Pietro de Sena, titolare della diocesi di appartenenza di Padria. Chiara attestazione dell’identità dei committenti si rintraccia negli stemmi visibili nel prospetto e nell’arco trionfale della chiesa.
La facciata, leggermente a spioventi e realizzata con conci squadrati messi in opera con regolarità, è contenuta da possenti contrafforti obliqui che terminano nella parte sommitale con pianta poligonale. Una cornice orizzontale a rosette, sferule, punte di diamante e volti umani termina nei contrafforti e scandisce lo spazio in due registri sovrapposti. Figure di profeti sono collocate nei contrafforti al di sopra della cornice stessa. Una teoria di archetti trilobati corre al di sotto del marcapiano così come al colmo degli spioventi del prospetto principale.
Nell’ordine inferiore si apre il portale d’accesso gigliato riccamente decorato mediante punte di diamante e delimitato da motivi vegetali che si uniscono in un alto fiore al colmo dell’arcata. Due alti pinnacoli che si dipartono dai capitelli imposta dei piedritti completano il complesso sviluppo del portale di accesso. Nel secondo ordine si apre un grande oculo modanato. Ai lati di questo, in corrispondenza dell’aggancio alla facciata dei contrafforti, si trovano due doccioni rispettivamente con sembianze di leone a sinistra e antropomorfe a destra.
Lo spazio interno è scandito in cinque campate da arcate trasversali. Nove cappelle laterali, realizzate in momenti differenti e a cui si accede tramite arcate a sesto acuto, si aprono nell’aula che culmina con il presbiterio preceduto da un arco trionfale a sesto acuto sostenuto da pilastri polistili. L’abside, a pianta pentagonale, è coperta con volta a crociera radiale terminante in una gemma recante l’effige scolpita di Santa Giulia. Figure angeliche, di Santi e di Cristo sono reiterate nei capitelli dell’interno. Tra questi spicca l’effige di San Costantino a cavallo, di Santa Giulia con croce e palma del martirio, di San Francesco e San Domenico nelle chiavi di volta della prima e quarta cappella a sinistra.
La chiesa risulta ricostruita su tre impianti di culto riconducibili ad età paleocristiana, con tomba monumentalizzata e venerata, bizantina, con chiesa mononave e medievale, con basilica a tre navate. Questo contesto strutturale, che si conserva sotto la chiesa cinquecentesca, testimonianza di quanto fosse intensa e rilevante l'attività di culto ed amministrativa di Padria, risulta inoltre stratificatosi, senza cesure, su contesti abitativo e funerario di età romana, precedenti all'affermazione e diffusione della religione e culto cristiani.
L'articolato complesso è visibile all'interno dell'attuale navata e leggibile in un apparato didascalico.